• Skip to primary navigation
  • Skip to main content
  • Skip to primary sidebar
  • Skip to footer

Blog di Alice Roma

Blog di Alice Roma

  • Contatti

Settembre 15, 2025 by [post_author_posts_link_outside_loop]

Home » Quale Valore Deve Avere il PH della Piscina

Quale Valore Deve Avere il PH della Piscina

Indice

Toggle
  • Il valore ideale del pH in piscina
  • Perché il pH è così importante per l’efficacia del cloro
  • Comodità dei bagnanti, mito delle irritazioni e realtà
  • Equilibrio dell’acqua, corrosione e incrostazioni
  • Cosa fa variare il pH nella realtà
  • Come misurare il pH in modo affidabile
  • Frequenza dei controlli e obiettivi di stabilità
  • Correggere un pH alto: acidi, dosi e prudenza
  • Correggere un pH basso: carbonati e aerazione
  • Il ruolo dell’alcalinità totale e della durezza
  • Piscine a sale ed effetti collaterali sulla gestione del pH
  • Test, errore e buone pratiche operative
  • Valori particolari in impianti pubblici e normativa
  • Conclusioni

Il pH è il parametro cardine dell’equilibrio chimico di una piscina. Determina quanto l’acqua è acida o basica e condiziona tre aspetti cruciali: l’efficacia del disinfettante, il comfort dei bagnanti e la “stabilità” dell’acqua rispetto a corrosione e incrostazioni. Avere un cloro perfetto ma un pH fuori bersaglio significa sprecare prodotti, irritare occhi e pelle, opacizzare l’acqua e consumare più in fretta le superfici e le apparecchiature. Capire quale valore deve avere il pH della piscina, perché e come mantenerlo lì con costanza è quindi la chiave di una gestione semplice e sicura, sia in vasche private sia in impianti pubblici, con cloro tradizionale o con elettrolisi del sale.

Il valore ideale del pH in piscina

La maggior parte delle linee guida internazionali e della manualistica tecnica concorda su un intervallo ottimale compreso tra 7,2 e 7,6, con un valore “di lavoro” spesso centrato intorno a 7,4. Questo intervallo è leggermente basico rispetto al pH neutro (7,0) e rappresenta il miglior compromesso tra comfort cutaneo e oculare, efficacia del cloro e tutela dei materiali. In vasche con rivestimenti cementizi o intonaci nuovi, o dove la durezza e l’alcalinità sono elevate, può essere sensato puntare a 7,2–7,4 per contrastare la tendenza a incrostazioni. In spa e idromassaggi, dove la temperatura è più alta e l’aerazione accentuata, si accetta talvolta un range leggermente più ampio, 7,2–7,8, purché l’acqua sia ben tamponata e i controlli più frequenti.

Perché il pH è così importante per l’efficacia del cloro

Il cloro in acqua esiste principalmente in due forme: acido ipocloroso (HOCl), che è la specie più potente contro batteri, virus e alghe, e ione ipoclorito (OCl⁻), molto meno efficace. Il rapporto tra queste forme dipende dal pH. A 7,2 la frazione di HOCl è significativamente più alta rispetto a 7,8; tradotto in pratica, a parità di cloro libero misurato, un pH basso rende il disinfettante molto più “attivo”. Se il pH sale oltre 7,8, la percentuale di OCl⁻ cresce a scapito dell’HOCl e la disinfezione rallenta; da qui la tentazione di “buttare più cloro”, con il risultato di alzare ancora il pH per reazione e innescare una spirale di consumo. Viceversa, un pH troppo basso, per quanto aumenti l’HOCl, porta altri problemi: aggressività verso metalli, griglie, fughe, pompe e scambiatori, oltre a fastidi per i bagnanti. Mantenere il pH nel range 7,2–7,6 significa quindi massimizzare l’efficacia del cloro senza sacrificare la durata dell’impianto.

Comodità dei bagnanti, mito delle irritazioni e realtà

Spesso si attribuiscono a un pH “sbagliato” irritazioni agli occhi e alla pelle. In realtà l’effetto più irritante deriva dall’accumulo di clorammine, i sottoprodotti del cloro a contatto con sudore e azoto, che si formano più facilmente in acque poco rinnovate o poco ossidate. Ciò detto, un pH compreso tra 7,2 e 7,6 è quello meglio tollerato dalle mucose e più vicino al film lacrimale; pH superiori a 7,8 accentuano la sensazione di secchezza e pH inferiori a 7,0 possono dare bruciore. Stabilità e buona ventilazione in ambienti chiusi, doccia pre-immersione e un’ossidazione periodica con cloro o ossidanti specifici aiutano a mantenere il comfort al top, ma il pH resta la base su cui appoggiare tutto il resto.

Equilibrio dell’acqua, corrosione e incrostazioni

Il pH dialoga con altri parametri come alcalinità totale e durezza calcica e, insieme alla temperatura, determina il bilancio tra acqua “aggressiva” e acqua “incrostante”. Un pH basso, specie se accompagnato da bassa alcalinità e bassa durezza, rende l’acqua sottosatura di calcio e può corrodere metalli e cementizi; un pH alto, con alta alcalinità e durezza, favorisce la precipitazione di carbonato di calcio con incrostazioni su liner, piastrelle, scambiatori e resistenze. In ambito professionale si usa l’indice di saturazione di Langelier per stimare questa tendenza; per una gestione pratica domestica basta ricordare che restare nel range 7,2–7,6 e mantenere alcalinità e durezza nei valori consigliati limita sia la corrosione sia le incrostazioni.

Cosa fa variare il pH nella realtà

Il pH non è “fermo” e tende a salire o scendere in funzione di ciò che accade in vasca. L’aerazione sposta l’equilibrio carbonatico verso il rilascio di CO₂ e, così facendo, fa aumentare il pH: è il motivo per cui le piscine con cascate, getti e spa hanno una tendenza naturale a pH più alti. L’elettrolisi del sale, producendo cloro in situ, genera anche idrossido di sodio all’elettrodo, contribuendo alla risalita del pH; chi gestisce piscine saline nota spesso una deriva costante verso l’alcalino e la necessità di dosare più acido. Le piogge acide possono, all’opposto, abbassare il pH, ma di solito l’effetto dominante in una stagione è la tendenza al rialzo, specie in vasche con rivestimenti cementizi nuovi che rilasciano idrossidi. Anche i prodotti chimici incidono: alcuni composti di cloro, come l’ipoclorito di sodio, hanno reazione basica e alzano il pH all’aggiunta; altri, come il tricloro, tendono ad abbassarlo ma apportano acido cianurico, che a lungo andare riduce l’efficacia del cloro libero.

Come misurare il pH in modo affidabile

Il primo passo per correggere è misurare il pH della piscina. I sistemi a reagente con fenolftaleina o, più comunemente, con fenol red sono economici e abbastanza precisi se usati correttamente, cioè rispettando le gocce, leggendo il colore alla luce naturale e senza contaminare la provetta. Le strisce reattive sono comode per uno screening rapido ma meno precise ai margini del range. I pH-metri digitali offrono comodità e risoluzione, ma richiedono calibrazioni regolari con soluzioni tampone e cura dell’elettrodo. Qualunque strumento si usi, il campione va prelevato a circa trenta centimetri di profondità, lontano da skimmer e getti, e letto subito. Bisogna inoltre sapere che alte concentrazioni di cloro libero possono interferire con il fenol red bleached, decolorando il campione e falsando il pH verso il basso; in questi casi si usano reagenti con neutralizzanti o si attende che il cloro rientri in range prima di misurare.

Frequenza dei controlli e obiettivi di stabilità

In una piscina domestica ben gestita, controllare il pH due o tre volte la settimana in alta stagione è una buona pratica. Dopo forti temporali, riempimenti importanti, party affollati o shock di cloro conviene misurare il giorno successivo. L’obiettivo non è inseguire ogni decimale con micro-aggiustamenti continui, ma mantenere stabilità: oscillazioni tra 7,3 e 7,5 sono fisiologiche, scossoni tra 7,0 e 8,0 indicano che l’acqua non è ben tamponata e che l’alcalinità totale va corretta prima del pH.

Correggere un pH alto: acidi, dosi e prudenza

Quando il pH sale oltre 7,6 si interviene con un acido. In ambito domestico si usano due prodotti: acido muriatico (acido cloridrico) liquido e correttore di pH in polvere a base di bisolfato di sodio. L’acido cloridrico è efficace, economico, immediato, ma richiede attenzione massima per manipolazione e fumi; il bisolfato è più maneggevole e non volatile ma introduce solfati, che a lungo andare possono incidere su pietre naturali e componenti metallici. Le dosi dipendono da volume, alcalinità, pH iniziale e prodotto; le tabelle del produttore o i calcolatori online aiutano a stimare quantità iniziali in modo ragionevole. La pratica consigliata è di aggiungere il correttore in più passaggi, con pompa in funzione, lontano da rivestimenti delicati, diluendo sempre l’acido in acqua e non viceversa, e attendendo da mezz’ora a due ore tra una misurazione e l’altra per osservare l’effetto. In piscine con elettrolisi del sale, la regolazione frequente verso il basso è la norma; sistemi di dosaggio automatico con sonde pH e pompe peristaltiche aiutano molto a mantenere la rotta.

Correggere un pH basso: carbonati e aerazione

Se il pH scende sotto 7,2, si alza con prodotti basici. Il correttore più usato è il carbonato di sodio (soda ash), che aumenta rapidamente il pH e, in misura minore, l’alcalinità. Quando il problema non è solo il pH ma anche un’alcalinità troppo bassa, è più appropriato intervenire prima con bicarbonato di sodio, che alza l’alcalinità in modo significativo con un impatto moderato sul pH, e poi rifinire con soda. Esiste anche una strategia “meccanica” per pH leggermente bassi con alcalinità adeguata: aumentare temporaneamente l’aerazione (getti verso la superficie, cascate, aeratori) che, liberando CO₂, tende a far risalire il pH senza cambiare l’alcalinità. Anche qui vale la prudenza: piccoli incrementi, pompe in funzione e misure distanziate nel tempo per evitare overshoot.

Il ruolo dell’alcalinità totale e della durezza

Molte difficoltà nel tenere a bada il pH nascono da un valore di alcalinità totale fuori posto. L’alcalinità è il “tampone” dell’acqua, la sua capacità di resistere a variazioni di pH grazie al sistema carbonati/bicarbonati. Un’alcalinità troppo bassa rende il pH nervoso, un’alcalinità troppo alta lo “ancora” verso l’alto e richiede quantità elevate di acido per essere corretta. Per le piscine domestiche, tenere l’alcalinità tra 80 e 120 mg/L come CaCO₃ è una regola pratica che dà stabilità; in vasche con rivestimenti cementizi e acqua dura ci si può muovere nella parte bassa della forchetta per ridurre la tendenza a incrostazioni. La durezza calcica, pur non influenzando direttamente il pH, interagisce con esso nel determinare la tendenza a corrosione o incrostazione: una durezza troppo bassa in acque acide corrode i cementizi, una durezza alta con pH alto incrosta. Bilanciare questi tre parametri è la ricetta della “facilità” nella gestione quotidiana.

Piscine a sale ed effetti collaterali sulla gestione del pH

Le piscine con cloratore salino producono ipoclorito di sodio per elettrolisi e generano all’elettrodo anche idrossido di sodio; questo rende fisiologica una deriva al rialzo del pH. Chi gestisce sistemi a sale nota la necessità di dosare acido con regolarità o di dotarsi di una piccola centralina pH che corregge automaticamente. Mantenere l’alcalinità non troppo alta e favorire un buon rimescolamento vicino ai punti di iniezione dei prodotti aiuta a prevenire zone di pH molto alto che possono danneggiare rivestimenti o creare velature su acqua e piastrelle.

Test, errore e buone pratiche operative

La routine settimanale ideale prevede un controllo del pH, una registrazione del valore, un eventuale aggiustamento e una controverifica dopo il tempo di miscelazione. Campionare sempre nello stesso punto e alla stessa profondità, mantenere pulite le provette o calibrare il pH-metro, evitare di testare subito dopo l’aggiunta dei prodotti o del cloro shock, annotare piogge e riempimenti aiuta a interpretare le variazioni. Quando si corregge, meglio preferire aggiustamenti piccoli e frequenti a correzioni massicce: le grandi correzioni creano “onde” chimiche, le piccole mantengono stabilità. L’uso dei DPI e la diluizione corretta degli acidi non sono optional; aggiungere lentamente lungo il perimetro, con pompa in funzione e skimmer aperti, protegge superfici e attrezzature.

Valori particolari in impianti pubblici e normativa

Gli impianti pubblici sono soggetti a norme regionali e linee guida igienico-sanitarie che, oltre a indicare un range di pH simile a quello domestico, impongono frequenze minime di controllo, registrazioni e massimali per sottoprodotti della disinfezione. Nei locali chiusi si presta particolare attenzione alla ventilazione per limitare clorammine e odori. In Italia, le linee guida dell’Istituto Superiore di Sanità e le norme regionali convergono sull’area 7,2–7,6 come quella più sicura; il gestore deve dotarsi di strumenti affidabili e registri. La cornice è più stringente ma la logica è identica: pH stabile, disinfezione efficace, acqua equilibrata.

Conclusioni

Il pH “giusto” della piscina non è un numero magico ma un intervallo obiettivo: 7,2–7,6 in cui si coniugano efficacia del cloro, comfort dei bagnanti e protezione dei materiali. Restare lì con costanza significa misurare bene e regolarmente, capire le cause che spingono il pH su o giù, correggere con gradualità e senso pratico e curare i parametri che danno stabilità, in primis l’alcalinità. In piscine a sale o molto aerate è normale dover dosare acido più spesso; in vasche nuove con rivestimenti cementizi è normale vedere salire il pH nelle prime settimane. Il risultato di questo lavoro non è solo una chimica da manuale, ma un’esperienza d’uso migliore: acqua chiara, profumo fresco, assenza di pruriti e occhi arrossati, superfici pulite e attrezzature longeve. Fare pace con il pH e con la sua gestione quotidiana è il passo che trasforma la piscina da “paziente” da curare in un piacere da vivere.

Articoli Simili

  • Quanto Serve Utilizzare un Umidificatore

  • Cosa Scegliere tra lo Scaldabagno Elettrico e lo Scaldabagno a Gas

  • Infissi in alluminio – Come, quando e perché sceglierli

  • Metodi Tradizionali di Trattamento dell’Acqua

  • Quanto Peso Regge un Terrazzo

Filed Under: Casa

Alice Roma

About Alice Roma

Alice Roma è una blogger appassionata di guide e consigli utili su vari argomenti. Nel suo blog, si dedica a scrivere guide dettagliate su argomenti di vario tipo, dalla cucina alla casa, dal fai da te alla tecnologia. Alice è sempre alla ricerca di nuovi spunti, e vuole condividere le sue conoscenze e la sua esperienza con i suoi lettori.

Primary Sidebar

Cerca

Categorie

  • Altro
  • Bellezza
  • Casa
  • Cucina
  • Fai da Te
  • Giardino
  • Guide
  • Hobby e Passatempi
  • Pulizie
  • Sport
  • Tecnologia

Footer

IL SITO PARTECIPA A PROGRAMMI DI AFFILIAZIONE COME IL PROGRAMMA AFFILIAZIONE AMAZON EU, UN PROGRAMMA DI AFFILIAZIONE CHE PERMETTE AI SITI WEB DI PERCEPIRE UNA COMMISSIONE PUBBLICITARIA PUBBLICIZZANDO E FORNENDO LINK AL SITO AMAZON.IT. IN QUALITÀ DI AFFILIATO AMAZON, IL PRESENTE SITO RICEVE UN GUADAGNO PER CIASCUN ACQUISTO IDONEO.

Copyright © 2025 · Course Maker Pro on Genesis Framework · WordPress · Log in